
Poteva finire 1 – 0 anche questa, se Hakimi non avesse raddoppiato in contropiede, mentre eravamo già nel recupero. Stavolta, però, i tre punti sono arrivati dopo una gara, sostanzialmente, dominata, se si escludono i primi venti minuti dell’incontro, durante i quali il Crotone ha esercitato un buon possesso palla, tenendo il controllo del gioco. A proposito dei calabresi, penso di aver visto altre squadre meno forti e forse i rossoblu non meritano la posizione in classifica che occupano e la conseguente, ormai matematica, retrocessione.
Nel corso della partita, l’Inter ha giocato alternando momenti di gioco compassato a folate offensive che costringevano i calabresi nella loro metà campo. Nonostante una seconda parte di primo tempo di grande pressione e dominio, i nerazzurri non sono riusciti a segnare, pur colpendo due pali con Lukaku e Lautaro. Anche nei primi venti minuti della ripresa, la pressione intermittente dell’Inter non sortiva effetti, tanto che Conte, al 65°, sostituiva tre giocatori, Sensi, Darmian e Lautaro, con Eriksen, Perisic e Sanchez. Le sostituzioni davano i loro frutti e, al 69°, Lukaku apparecchiava un bel pallone per Eriksen, che, poco fuori dall’area, scoccava un tiro micidiale che, leggermente deviato da un difensore, si insaccava alle spalle di Cordaz. Trovato il vantaggio, l’Inter non mollava la presa, alla ricerca del raddoppio che, dopo un gol di Lukaku, annullato per un fuorigioco millimetrico di Perisic, arrivava, ad un minuto dal termine del recupero, su un contropiede orchestrato da Barella e concretizzato da Hakimi.
Sul fronte dei singoli, poco impegnato Handanovic, solita buona prestazione del trio di difesa. Sugli esterni, in crescita Hakimi, mentre Darmian, seppure sufficiente, si fa preferire come subentrante. Meglio Perisic, quando è stato il suo turno. A centrocampo, buona partita di Brozovic e Barella, seppur lontani dai tempi migliori, mentre Sensi ha galleggiato sulla sufficienza, giocando in punta di piedi, senza riuscire a incidere più di tanto. Migliorativo l’ingresso di Eriksen, che, oltre al merito del gol, ha garantito più qualità e soluzioni, pur assicurando minor dinamismo. In attacco, buona prova della Lula, sempre pericolosi in avanti e utili al gioco di squadra, con Sanchez, subentrato al posto di Lautaro, che ha ben figurato quando è stato chiamato in causa.
Con la vittoria in terra pitagorica, i nostri ragazzi sono ad un passo dalla realizzazione dell’impresa di vincere il campionato, interrompendo la serie di nove titoli consecutivi della seconda squadra di Torino, che paga, a mio parere, parecchi errori nelle scelte e che, per la prima volta da quasi un decennio, ha trovato un avversario forte, continuo e motivato, rappresentato dal manipolo contiano. Se l’Atalanta non riuscisse a vincere nella partita contro il Sassuolo di oggi pomeriggio, potremmo già festeggiare questa sera. In caso contrario, basterà raccogliere un punto nell’incontro casalingo con la Sampdoria, sabato prossimo, per avere la certificazione matematica del trionfo. Per discutere e capire come la situazione societaria potrà influenzare il futuro, abbiamo tempo. Nell’immediato godiamoci questo trofeo, giunto dopo un decennio dall’ultimo e conquistato con spirito di sacrificio, applicazione e consapevolezza, cresciuta man mano, della propria forza. Avanti così!
P.s.: sarà interessante godersi gli (ex) inseguitori disputarsi l’osso della qualificazione in Champions, dopo quasi anno di celebrazioni di maestri della panchina e effimeri primati in classifica, con buone probabilità che almeno una, tra Milan e Juventus, resti fuori.